(DIRE-Notiziario settimanale Minori e Pediatria) Roma, 17 aprile 2020 – “La fase della riapertura sara’ più delicata di quella della chiusura”.

 

Ne e’ certa Anna Maria Cester, pediatra e psicoterapeuta dell’eta’ evolutiva responsabile del Centro Mosaico.

“Dobbiamo ripermettere ai bambini di separarsi e ri-individuarsi nel mondo. Se prima l’ottica e’ stata quella del ‘ritornare a casa’ nel senso di protezione, anche regressiva- spiega la pediatra- adesso occorre operare una valutazione sui rischi connessi al riesporsi al mondo”. Sara’ una fase delicatissima, perché “imporra’ ai genitori una calibratura tra l’esigenza di protezione e quella del ‘lasciarlo andare’, tra una normativa governativa ed un habitus personale, nonché’ un contatto personale che ognuno di noi ha con le proprie personalissime angosce di morte”. Difatti, da poco più’ di una settimana il governo ha concesso esplicitamente la cosiddetta ‘ora d’aria’ e “ci si aspettava un’esplosione di uscite che invece non sta accadendo”, rimarca Cester.

Bisognerà’ quindi “ritrovare l’equilibrio tra una dimensione più’ regressiva e simbiotica dello stare tutti insieme, all’autonomia che per i bambini e’ proprio un processo fondamentale”, spiega Magda Di Renzo, responsabile del servizio Terapie dell’Istituto di Ortofonologia (IdO) di Roma.

“Diciamo che il rischio e’ che si possa esprimere, anziché’ la giusta attenzione data dalle norme di sicurezza, un atteggiamento un po’ fobico dell’adulto che impedisce più’ di quanto bisognerebbe impedire. Questo chiaramente- chiarisce la psiconalista junghiana- sarebbe vissuto in maniera difficile e inibente da parte dei bambini che si stanno trovando in una situazione insolita: anche gli adulti hanno paura. In genere sono loro che devono avere paura e l’adulto li consola. Bisognerà’ lavorare molto sul dopo”.

Nessuna paura, invece, sul riabbracciare i nonni quando si potrà’. “I genitori hanno passato il giusto messaggio- afferma la pediatra- il sacrificio dello stare a casa serve per proteggere i nonni, e i piccoli l’hanno capito benissimo. Siccome in questo momento hanno anche percepito che questo sacrificio sta portando dei buoni frutti, c’e’ una possibilità’ di poter pensare che nonna e nonno sono protetti”.

Come funzionerà’ il riavvicinamento? “Lo vedremo- conclude Di Renzo- se e’ stato fatto questo lavoro di protezione, i bambini sapranno che quando si avvicineranno, vorrà’ dire che potranno farlo e che anche loro hanno contribuito a proteggerli. Tutto dipende da quanta protezione abbiamo costruito”.


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