All’interno del Centro il Terapista della Neuro e Psicomotricità dell’Età Evolutiva si occupa del trattamento dei Disturbi del Neurosviluppo in età prescolare e scolare, nello specifico: dei Disturbi della Coordinazione Motoria (Disprassia Evolutiva), Disturbi dello Spettro Autistico, Ritardi Psicomotori, Disabilità Intellettiva, Disturbi dell’Attenzione e Iperattività, Disturbi Specifici di Linguaggio e di Apprendimento, Sindromi Genetiche.

Come definito dall’Associazione Italiana Terapisti della Neuro e Psicomotricità dell’Età Evolutiva, il Terapista dell’età evolutiva è, infatti, la figura professionale che si occupa della «terapia e della riabilitazione delle malattie neuropsichiatriche infantili» (D.M n. 56 del 1997).

Tale figura si caratterizza, da un lato, per la sua vocazione infantile, ossia per la sua competenza specifica sui bambini dalla nascita fino ai 18 anni di età, cui esclusivamente rivolge il suo intervento (Art. 5, n. 1. Cod. deont.), e, dall’altro, per un intervento di tipo “globale”, attento a considerare, per ogni fascia d’età, l’equilibrio complessivo e l’integrazione di tutte le funzioni e le competenze nonché l’interazione tra evoluzione della patologia e stadio di sviluppo.

Riteniamo che il trattamento riabilitativo, o meglio “abilitativo” in quanto diretto all’acquisizione di funzioni neuropsichiche non ancora sviluppate (Valente, 2009), dei bambini con disturbi neuropsicologici deve essere precoce, globale, integrato, continuo nel tempo ed individualizzato.

Nelle tecniche proprie della terapia Neuropsicomotoria, il gioco assume un ruolo fondamentale. L’attività di gioco, essendo il linguaggio e l’attività privilegiata del bambino, risulta il vettore principale del suo processo di sviluppo. Attraverso il gioco, il bambino si confronta con la realtà, comunica, si esprime e si mette in relazione. Il gioco, inoltre, è il principale mezzo a disposizione del bambino per apprendere e modificarsi e rappresenta uno strumento a valenza ludico-cognitiva che favorisce interesse, motivazione e propositività in un contesto fortemente connotato dall’interazione e dallo scambio con il terapista (Broggi F., Bonifacio A., Gison G., 2014).

 In particolare il  nostro approccio terapeutico è di tipo evolutivo-interattivo. Nella filosofia di questi approcci è implicita l’importanza della dimensione emozionale e relazionale in cui si realizza l’agire del bambino.

Questo tipo di trattamento parte dal presupposto che nei bambini a sviluppo tipico le diverse aree dell’emotività, delle funzioni cognitive, delle competenze comunicative, evolvono e si influenzano reciprocamente definendo un sistema dinamico che non può essere considerato la semplice somma delle componenti che partecipano alla sua realizzazione. L’intervento tenta quindi di stimolare globalmente queste funzioni favorendo la libera espressione del bambino, la sua iniziativa, la sua partecipazione.

Le teorie evolutive dimostrano che almeno dei primi anni di vita non può esserci conoscenza generalizzabile se non avviene attraverso la sintonizzazione affettiva con l’altro e non c’è maturazione affettiva senza strumenti cognitivi di condivisione; l’organizzazione e l’integrazione tra le diverse strutture mentali avviene comunque attraverso l’interazione e lo scambio con l’altro (Fabrizi et al.,1998).

Le ultime teorie dello sviluppo, suffragate dalle neuroscienze sottolineano la centralità della dimensione affettiva come impalcatura per tutte le successive evoluzioni (cognitive e sociali) (Magda di Renzo, 2016).

Il modello evolutivo-interattivo DIR (Developmental, Individual Difference, Relaptionship-based), al quale noi, in particolare nel trattamento di bambini con Disturbi dello Spettro Autistico ci ispiriamo, ha aiutato molti bambini con ASD e altri disturbi della comunicazione a stabilire con adulti e coetanei rapporti affettuosi e profondi, a realizzare una comunicazione significativa attraverso gesti emotivi e parole e a sviluppare capacità di pensiero caratterizzate da astrazione ed empatia. Sulla base di queste acquisizioni i bambini hanno spontaneamente migliorato le loro capacità sociali, che partono dall’intenzione e dal desiderio di stare con gli altri piuttosto che da programmi di acquisizione di routines indipendenti dallo sviluppo emotivo (Guiot, Meini, Sindelar, 2011).

 Numerosi studiosi e clinici tra i quali Xaiz, Micheli, Di Renzo, Castelbianco nonché l’Istituto Superiore di Sanità nelle Linee Guida Nazionali sul “Trattamento dei disturbi dello Spettro Autistico nei bambini e negli Adolescenti” del 2011 affermano che, al di là della tipologia di intervento si decida di intraprendere, è necessario un forte coinvolgimento e sostegno delle figure genitoriali e della famiglia all’interno del trattamento.

I programmi di intervento mediati dai genitori sono raccomandati nei bambini e negli adolescenti con disturbi dello spettro autistico, poiché sono interventi che possono migliorare la comunicazione sociale e i comportamenti problema, aiutare le famiglie a interagire con i loro figli, promuovere lo sviluppo e l’incremento della soddisfazione dei genitori, del loro empowerment e benessere emotivo (Linee Guida Nazionali sul “Trattamento dei disturbi dello Spettro Autistico nei bambini e negli Adolescenti” del 2011).

 Il fatto che il disturbo del bambino non sia causato dalle emozioni del genitore non significa che questo non causi emozioni in loro (…) bisogna capire che non si può aiutare il bambino senza aiutare anche il genitore. (Xaiz, Micheli 2011)

 Per questo nel nostro Centro forniamo uno spazio di ascolto, presa in carico e cura non solo al bambino ma a tutta la famiglia. Proponiamo ai genitori di partecipare in modo attivo, fin dal momento della valutazione, osservando attentamente l’interazione tra questi e il bambino e successivamente, li coinvolgiamo in prima persona nel trattamento, non solo informandoli sugli obiettivi della terapia, ma, quando ritenuto opportuno dall’equipe, facendoli partecipare alle sedute di terapia Neuropsicomotoria e stimolandoli, durante queste, a interagire e sperimentare con il bambino e a riflettere insieme sui comportamenti emersi. Proponiamo inoltre specifici colloqui di sostegno, riflessione, condivisione di emozioni e guida, per aiutare i genitori nel difficile e lungo processo di elaborazione del disturbo del proprio bambino, nella comprensione delle difficoltà specifiche della patologia o proprie del processo di crescita e nell’espressione delle loro emozioni.