Vi proponiamo la lettura di un articolo, in cui la dr.ssa Silvia Vegetti Finzi, docente di Psicologia Dinamica all’università di Pavia, intervistata da Chiara Maffioletti del Corriere della Sera, suggerisce alcune regole per affrontare la convivenza, la riduzione degli spazi e l’assenza di confini che ogni famiglia, ma soprattutto ogni coppia coniugale e genitoriale, sta vivendo in questo particolare momento.
“Coronavirus, l’effetto sulle coppie della convivenza forzata in casa. A Xi’an si è registrato in questi giorni il record nelle richieste di divorzio. La psicologa Vegetti Finzi: “Le coppie sono messe alla prova. Imparate a programmare la giornata per evitare il conflitto”.
Tra gli effetti assolutamente collaterali del coronavirus, c’è che di colpo moltissime coppie si sono trovate in una condizione inedita: si vedono. Si vedono tanto, drasticamente più del solito, stando a contatto quasi esclusivo per molte, molte ore, quasi sempre passate chiusi in casa. Quello dal «non ci vediamo mai» al «ci vediamo sempre» è un carpiato insidioso per chi vive in due. Può avere un che di positivo per i più romantici, diventa l’incubo totale per chi ha relazioni turbolente, ma rischia di rivelarsi complicato anche per chi, in una normale routine — esco di casa, vado al lavoro, vedo qualcuno, magari palestra, appuntamento, dai aperitivo, rientro a casa… cinema? — gestisce un rapporto navigando più o meno serenamente sui suoi alti e bassi.
Le coppie messe a dura prova.Per i più, il tempo inizia a essere calcolato come gli anni dei cani e meno di un mese di questa nuova vita vale come un anno. Vivere insieme è un’arte, ha suggerito papa Francesco ai fidanzati. Di certo questa emergenza senza precedenti ci fa diventare tutti artisti della vita di coppia. Se i coniugi non vivessero insieme, i buoni matrimoni sarebbero più frequenti ammoniva però Nietzsche e secondo quanto riportato dal Global Times, forse c’è del vero: a Xi’an si è registrato in questi giorni il record nelle richieste di divorzio, proprio dopo le settimane di quarantena. Gli analisti cinesi sostengono non sia un caso, ma l’effetto della convivenza forzata. «Certo, le coppie sono messe alla prova», conferma la psicologa Silvia Vegetti Finzi. «Si trovano a ore insolite, stanno a contatto tutto il giorno, anche con i figli quando ci sono e spesso in appartamenti piccoli. Le tensioni impreviste sono molte: bisogna imparare a moderare queste implosioni interne».
Qualche regola e tanto buon senso. Magari con l’aiuto se non di qualche regola, almeno del buon senso. Un primo proposito, secondo Vegetti Finzi, è programmare: «Bisognerebbe fare proprio un bel progetto della giornata, in modo che il peso e le incombenze siano decise a monte per non doverle discutere di volta in volta». Programmazione per evitare il conflitto. Compiti stabiliti, niente mugugni e ognuno fa il suo. Magari non cedendo alla tentazione di rimanere h24 in pigiama e lasciando spazio all’imprevisto nella sua dimensione più bella: la sorpresa: «Avere più tempo può essere l’occasione per fare qualcosa di speciale. Una cena a lume di candela quando i bambini dormono, leggere insieme un libro per poi commentarlo». Decidere di vedere la convivenza protratta come il momento ideale per fare tutte quelle cose che di solito non si ha il tempo di fare. «Compreso spostare un mobile o riordinare le fotografia di famiglia che spesso sono ammassate in una scatola: è un modo per ripercorrere la storia della coppia, è importante avere una memoria».
Coinvolgere i figli. Una giornata è lunga e le occasioni di tensione sono parecchie, specie se ci sono bambini piccoli: «Un’altra proposta è che ogni tanto qualcuno possa dire: “Chiedo un quarto d’ora di tregua”. E che si possa ritirare». In una routine casalinga ultra estesa, può essere di grande aiuto avere delle mini pause. Se poi, alla fine, non si riesce a non discutere, «oltre a cercare di contenere litigio nel tempo, suggerisco nei momenti più infuocati di ritirarsi in una stanza e dividersi gli spazi finché le tensioni si abbassano». In generale, alternare la vicinanza e la lontananza ha un senso anche all’interno di un appartamento. «Per vivere meglio in questa condizione dobbiamo essere tutti più disponibili, evitando di discutere ogni volta e magari placando quella specie di contrattazione sindacale che molti fanno, del tipo: “Io ho lavato i piatti, allora tu porti fuori il cane”. Questa piccola guerriglia non ha spazio in un momento di emergenza, ora più che mai serve molta generosità». Così magari, finita l’emergenza non si correrà tutti quanti in tribunale per divorziare: «E chi lo farà, è perché lo aveva già in animo prima di tutto questo».
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